A Spigarolo. Nella cappella a destra, anconetta di tipo cremonese datata 1635, custodisce la modesta Madonna col Bimbo e i SS. Rocco e Biagio; il pregevole ex altare maggiore, è intagliato alla maniera di Giovanbattista Febbrari (prima metà del ‘700).
Nell’abside, Madonna col Bimbo e i SS. Gregorio e Bartolomeo di Francesco Pesenti detto Sabbioneta (1547), ispirata, a Boccaccio Boccaccino; fu ripassata da Pietro Balestra (seconda metà del ‘700), che vi aggiunse il cherubo. Nel locale a destra, affresco votivo reimpiegato con la Madonna e il Bimbo (fine ‘400).
Le fondamenta della navata maggiore paiono risalire alla prima metà del ‘400; verso la Fine del ‘600 venne aggiunta la profonda navatella a destra.
L’arcone presbiteriale, elegantemente sagomato, ed il santuario appaiono rinnovati verso la metà del ‘700.
Nella cappella a destra del presbiterio, ancona intagliata (prima metà del ‘700).
La chiesa conserva inoltre alcuni paramenti ricamati del ‘700.
La sobria navata, scandita da lesene, risale al 1717; a destra dell’ingresso una pila dell’acqua santa coeva.
Sopra l’altare maggiore, ricco baldacchino (fine ‘700) con applicata una tela più antica raffigurante l’Incoronazione della Vergine.
Molto eleganti i sedili neoclassici del coro e le due porte laterali, firmati “Franciscus Galli e Soranea fecit anno MDCCXCV, Vincentio Campanini Huius Ecclesiae Archip.”; sue pure la cassa dell’organo e la cantoria, volute anch’esse dal Campanini nel 1791.
Vi si conservano inoltre alcuni paramenti ricamati, provveduti dal Campanini (entro il 1826).
Edificata nel XV secolo, fu rimaneggiata nel XVIII ma della chiesa settecentesca rimangono soltanto il campanile, esclusa la cuspide e la navata. L’altare maggiore risale al XVIII secolo. Nella prima cappella a sinistra è un pregevole fonte battesimale in marmo (1633).
Nel presbiterio, Immacolata che appare a S. Genesio, buona tela neoclassica (1826 circa) vicina a Michele Plancher; e S. Francesco orante, copia da Guido Reni. In sagrestia, S. Margherita da Cortona ovale e S. Luigi Gonzaga rettangolare da ascriversi a Pietro Balestra: la prima tela proviene sicuramente da Sant’Ignazio a Busseto, la seconda va identificata con una delle tre eseguite rispettivamente per le Parrocchiali di Roncole Verdi, Sant’Andrea, Frescarolo.
A Samboseto. Il sobrio interno, ristrutturato con cappelle laterali verso il 1650, conserva nella prima a sinistra un pregevole fonte battesimale in marmo datato 1581; segue l’Immacolata di Clemente Ruta (circa quarto decennio del ‘700) e a destra i SS. Vigilio e Donnino di scuola parmense (verso la metà del ‘600). All’altar maggiore Madonna col Bimbo e i SS. Vigilio, Lucia, Teresa d’Avila attribuita a Girolamo Donnini (attorno al 1741-43); rimarchevole l’esotica cornice laccata (fine ‘700).
Dista 2 chilometri da Roncole, verso settentrione, a Madonna dei Prati.
La maestosa costruzione, a pianta centrale absidata, venne eretta tra il 1690 e il 1695-96 dall’architetto don Francesco Callegari per custodirvi una miracolosa immagine “a fresco” della Vergine Maria, collocata fin dal secolo XV in una cappellina nei Prati della Colombarola; l’esterno e la facciata restarono incompiuti.
Nella cappella di destra è una bellissima cornice intagliata della fine del Seicento, che racchiude la coeva Sacra Famiglia e Santi, copia dal dipinto del parmense Girolamo Bedoli al Museo di Capodimonte a Napoli. Altre monumentali cornici della stessa epoca sono nella cappella a sinistra (inquadra il dipinto con Dio Padre e la Sacra Famiglia, attribuito al veronese Pasquale Ottino, dei primi del secolo XVII) e nell’abside. Quest’ultima è forse opera di Giovanni Setti, attivo a Piacenza nell’orbita dei Farnese. Il santuario è tradizionale meta di pellegrinaggi, anche dalle vicine diocesi di Cremona, Parma e Piacenza. Il santuario è legato al nome di Verdi nel ricordo di una terribile sciagura, occorsa il 14 settembre 1828. Si narra che qualche tempo prima Verdi, nel servire la messa a Roncole come chierichetto, si lasciò rapire dalla melodia dell’organo, rimediando dal celebrante don Jacopo Masini, che ne voleva risvegliare l’attenzione, una pedata che lo fece ruzzolare ai piedi dell’altare. Fieramente il futuro musicista lanciò la maledizione: “Dio t’manda na sajeta!” (Dio ti mandi un fulmine!).
Quel 14 settembre, festa del Nome di Maria, un fulmine entrato nel Santuario colpì e uccise quattro sacerdoti, tra cui don Masini, e due giovani cantori, uno dei quali cugino di Verdi.
Il destino volle che egli, bloccato dal furioso temporale in una casa vicina, non raggiungesse Madonna Prati, ove doveva accompagnare i vespri. La sciagura gli procurò senso di colpa e terrore per le maledizioni e dovette colpire profondamente l’immaginario popolare, tanto che un anonimo incisore ne ha lasciato un’ingenua ma gustosa raffigurazione (1828).
La realtà culturale di Casa Guareschi si trova in Via Processione 160 a Roncole Verdi (PR). Visitando Casa Guareschi si conoscono la vita e l’opera di Giovannino Guareschi, umorista, giornalista, grafico, scrittore e autore di sceneggiature (Fontanelle di Roccabianca, PR, 1°Maggio 1908-Cervia, RA, 22 luglio 1968). A Casa Guareschi si incontra Alberto Guareschi, figlio di Giovannino Guareschi e personaggio di molti dei suoi libri.
Casa Guareschi è: – Mostra “Giovannino, nostro babbo” – Club dei Ventitré – Mediateca – – Centro Studi Giovannino Guareschi – Archivio Giovannino Guareschi
La proposta culturale di Casa Guareschi a disposizione dei visitatori è composita (GUARDA ALLEGATO NEL BOX A DESTRA PER MAGGIORI INFORMAZIONI):
a cura di Alberto e Carlotta Guareschi.
A) Ingresso gratuito e visita libera dei 32 pannelli;
B) €5 a persona visita guidata: filmato e spiegazione Mostra (1h). Visita guidata a cura della famiglia Guareschi. La sovvenzione è a favore del Club dei Ventitré. Visite guidate anche in francese ed inglese.
La visita guidata dura 1 ora e si svolge su prenotazione tutti i giorni tra le 9 e le 12.
Aperto su appuntamento, la visita speciale è condotta da Alberto Guareschi, guida d’eccezione. €10 a persona (sovvenzione a favore Club dei Ventitré).
È una associazione culturale, apolitica ed apartitica, che vuole essere un punto di riferimento per fornire informazioni documentate sulla vita e l’Opera di Giovannino Guareschi. Fu fondata da Alberto e Carlotta Guareschi assieme ad un gruppo di appassionati guareschiani, ed è situata nei locali dell’ex ristorante progettato ed aperto da Giovannino Guareschi nel 1964. Nel Centro Studi, a disposizione di studenti, tesisti, dottorandi, docenti, storici, scrittori e giornalisti il materiale dell’Archivio Guareschi con la consulenza di Alberto Guareschi (160 tesi ad oggi realizzate).
Proiezione del filmato introduttivo Adesso vi racconto tutto di me, autobiografia di Giovannino Guareschi in chiave di autoironia (15 minuti, €3 a persona in favore Club dei Ventitré) e Caffè Letterari.
la genesi dei libri di Giovannino. Su prenotazione, via Skype. Durata 1 ora circa. Sovvenzione 10€ a persona in favore del Club dei Ventitré. Occasione eccezionale per sentire narrare dal figlio di Giovannino episodi della vita del padre e la genesi delle sue opere.
Non è previsto contatto con i materiali: le sedie di plastica in Sala Mediateca sono sanificate, nella sala della Mostra si sta in piedi e non si toccano i pannelli illustrati;
Non sono disponibili bagni per i visitatori (servizi pubblici presso il parcheggio di Via Carlo Verdi n°117, vicino alla nostra sede);
Obbligo a tutti i visitatori di mantenere la distanza interpersonale di sicurezza (i locali sono ampi, arieggiati, luminosi);
Obbligo a tutti i visitatori di indossare la mascherina mantenendola per la durata della visita, pena il divieto di accesso ai locali;
Obbligo di sanificare le mani all’ingresso (nei locali sono disponibili 4 postazioni con gel disinfettante);
Divieto di accedere con temperatura pari o superiore a 37°; -L’accesso al Centro Studi Guareschi deve essere prenotato, i materiali non si possono toccare;
Per favore, non chiedere “selfie” con Alberto Guareschi: per la sicurezza di tutti la distanza interpersonale va sempre rispettata.
Qui Giuseppe Verdi venne battezzato e già nei primi anni d’infanzia, sotto la guida del suo primo maestro, Pietro Baistrocchi, si esercitava sull’organo costruito nel 1797 dal bergamasco Francesco Bossi. L’organo è stato restaurato nel 1900 sotto la costante vigilanza di Verdi, nel 1964 e nel 2001. La chiesa è di origine altomedievale, benché sia giunta a noi nell’aspetto che le fu dato nel XVI e XVII secolo. Vi si conservano numerose immagini devozionali affrescate risalenti all’inizio del Cinquecento, due tele Santi del pittore bussetano Pietro Balestra (San Michele Arcangelo; l’Immacolata e i Santi) ed una stupenda, arcaica statua lignea raffigurante il Cristo morto. Interessante e inconsueta – visibile solo nella Settimana Santa, quando viene innalzata sopra l’altare maggiore – è una grande tela ottocentesca con la scena del Calvario, opera dello scenografo fidentino Girolamo Magnani. Nella prima cappella a destra è il fonte ove Giuseppe Verdi ricevette il battesimo, mentre altri cimeli verdiani sono visibili nella piccola stanza posta sotto l’organo. Alla base della torre campanaria una lapide ricorda che nel 1814 Luigia Uttini trovò rifugio nel campanile, con il suo piccolo Giuseppe, per sfuggire alle truppe russe ed austriache, nel turbolento periodo immediatamente successivo alla disfatta napoleonica.
Nel neoclassico Oratorio di S. Maria Annunciata – Piazza S. Maria, dove il 31 gennaio 1805 si sposarono i genitori di Verdi, si conserva, invece, l’Annunciazione di Vincenzo Campi (1581).
Vi è pure custodito un antico simulacro del Cristo morto in cuoio, che la leggenda dice giunto con una piena del Po.
Verdi, in gioventù, compose quattro “Notturni” – andati perduti – per la processione del Venerdì santo nella quale la statua, ancor oggi, attraversa solennemente la via principale dei paese.